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Italia, un paese allo s”fascio”

Ultimo Aggiornamento: 07/10/2009 12:05
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Post: 312
Città: BOLOGNA
Età: 67
Sesso: Maschile
07/10/2009 12:05



Ronde fasciste, ronde razziste. Gente che non ha un cazzo da fare e quindi impiega nel peggiore dei modi il tanto tempo libero di cui dispone, tipo: ammazzare di botte barboni già puniti duramente da una vita spesso ingrata, o poveri extracomunitari alla ricerca di una vita normale che ovviamente non avevano nel loro paese d’origine, massacrare omosessuali colpevoli di non nascondere gusti diversi dai loro, o semplicemente persone comuni che sono di orientamento politico diverso dal loro, presi a sprangate. Beh… viviamo in un bel paese, non c’è che dire, visto che per legge “fascista” possono farlo, però è come dire che poliziotti e carabinieri, sottopagati, bistrattati e offesi, non sono in grado di svolgere il lavoro per cui sono pagati, che sarebbe quello di proteggerci, tant’è che devono pensarci quattro idioti fancazzisti, con ridicole divise piene di stemmi vergognosi. Gente che per sentirsi viva ha bisogno d’imporre la propria impotenza attraverso gesti eclatanti (botte da orbi), poveracci, ecco cosa sono, dei poveracci, altro che celoduristi. Dovremmo caricarli su barconi fatiscenti e sbarcarli in Libia, liberarci di questa sub-cultura razzista, una volta per tutte.
Quest’autunno ci aspettano aspre battaglie per la difesa del posto di lavoro per centinaia di migliaia di lavoratori, nella scuola, nelle fabbriche, nelle piccole aziende, i negozianti che chiudono i loro esercizi perché nessuno compra abbastanza per farli stare aperti. Questo inetto governo sta rendendo deserte le nostre città, strade e strade, vuote, morte, spente, esangui.
Quotidiani che non danno notizie, se non quelle dettate dal potere, ma tanto quelli non li legge nessuno, quanto a beccato il signor feltri vittorio per cambiare testata, poi… cambiare è una parola grossa, il porcile è sempre lo stesso, un pacco di milioni di euro l’anno, per dirigere un giornale che non vende una copia se non la regala. Telegiornali gestiti da pseudo-giornalisti strapagati per tacere, o per dare notizie irrilevanti. Nessuno insorse a causa della privacy quando il portavoce di Prodi, Sircana, chiese il costo di una prestazione ad un viados, mentre il premier costringe infanti ragazzine e puttane di professione (pagate da altri) a succhiargli quel tromboncino grinzoso ed inutile che si ritrova tra le gambe, per notti intere in attesa di un miracolo, inconsapevole di essersi ormai giocato l’appoggio del padre eterno.
Per non parlare dei suoi alleati, i leghisti, che quando non fanno le ronde si divertono su Facebook ad impalare barconi interi di extracomunitari che hanno la sola colpa di essere sopravissuti a mafiosi di merda che li hanno abbandonati in mezzo al Mediterraneo, dietro cospicuo pagamento, s’intende. Ma tanto ormai lo sappiamo, son tutta gente “iscritta” al suo libro paga. Altro che partito delle libertà, è la cultura del dittatore quella che emerge, ed il fastidio maggiore è che sia un dittatore senza uno straccio di pudore, senza ideali, privato dalla natura di tutte le doti, ed omaggiato dalla stessa di tutti gli orrori, quelli della peggior specie, ignorante nella sua convinzione di essere un fenomeno: gli italiani mi vogliono così, disse qualche settimana fa, così come? Un mezz’uomo di merda? Quali italiani? Voglio nomi e cognomi, ho il diritto di sapere chi sono quegli stronzi che vogliono una volgarità simile come esempio, praticamente uno scherzo della natura, un vecchio maiale settantatreenne, col toupé modello attacca e stacca, tacco ventisei, due orecchie abnormi a cui sono appesi chili di pelle sfatta, ma tutta annodata per tirare un volto maligno, con uno sguardo che non ride mai. Se volevo un premier che mi facesse ridere avrei votato per Mr Bean, se poi lo volevo anche porcello avrei scelto Benny Hill.
Scherzo che però non fa ridere, sempre pieno di sé, con le sue barzellette insulse, i suoi cucù, la sua politica delle pacche sulle spalle, dei suoi kapò, tanto poi non fa un cazzo per gli italiani. Perché? Ma perché noi lo vogliamo così, inadeguato, impreparato, insipiente. Specchiarsi in una nullità del genere forse ci fa sentire migliori, in fondo non ci vuole poi un granché. Ma cosa mangeremo tra un anno? Come manderemo a scuola i nostri figli, e soprattutto in che scuola dovranno imparare ad essere degli esseri umani degni di questo nome? Poi, che lavoro faranno quando non ne troviamo nemmeno per noi genitori? Il tempo stringe, non ci sono più margini, il pagliaccio sta finendo il suo peggior numero, per favore, basta applausi è il tempo dei fischi, prima che ha fischiare siano le pallottole di un colpo di stato.

Erasmo da Bo

P.S. Mi scuso per la scelta di un linguaggio scurrile, ma è in una società volgare che mi tocca di vivere, semplicemente, mi adeguo.

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